Che cosa è il momentum

Una volta introdotti tutti i principali indicatori, ci si può concentrare su un termine che vi tornerà piuttosto ricorrente nelle prossime settimane, il momentum. Il momentum non è nient’altro che ciò che tutti gli indicatori che abbiamo avuto modo di osservare nelle precedenti “puntate” (dagli RSI ai MACD, passando per il più recente stocastico), mirano a misurare, rappresentando – di fatto – la forza del movimento dei prezzi.

Da momentum a Momentum

In realtà, però, il concetto di momentum (forza di movimento dei prezzi) non va confuso con il Momentum (che individueremo, per poterlo distinguere dal primo, con l’iniziale maiuscola). Si tratta di un vero e proprio indicatore che va ad aggiungersi a quelli che abbiamo sopra individuato, e che con la sua costruzione permette di misurare l’inclinazione del grafico, ovvero la sua direzionalità e l’accelerazione (decelerazione) del movimento in corso.

Che cosa è il Momentum e come si calcola

Da quanto sopra ne deriva altresì che il Momentum è un indicatore che misura l’entità del cambiamento dei prezzi di un titolo in un determinato periodo di tempo. Il suo conteggio è relativamente semplice. Sebbene la maggior parte delle piattaforme di trading riescono a prevederlo all’interno delle proprie funzioni, potete comunque scegliere di calcolarlo “manualmente” con la seguente formula:

M=(Chiusura-Chiusura di n-periodi fa)

laddove:

  • n=10 giorni fa, qualora si voglia scegliere di utilizzare il periodo più fruito. Nulla tuttavia vi vieta di utilizzare un altro arco temporale, che andrà ad essere modificato a seconda della vostra operatività. Peraltro, niente vi vieta altresì di non utilizzare come termine temporale il giorno: se il vostro obiettivo è quello di fare del trading intraday, infatti, invece dei giorni potreste utilizzare le ore o, addirittura, i minuti.

Come interpretare i risultati dei Momentum

Per quanto concerne invece l’interpretazione dei risultati, iniziamo con il rammentare che la posizione al di sopra o al di sotto della linea dello zero sono in grado di segnalare la positività o la negatività del trend sul periodo considerato. Dunque, è molto importante – come avviene per altri indicatori – cercare di comprendere quando verrà attraversata questa linea, poiché l’attraversamento coinciderà con il momento di inversione del trend.

Ancora, nel dettaglio, se il mercato è in una fase di congestione laterale (trading), l’oscillatore graviterà intorno alla linea dello zero, andando a generare in continuazione dei falsi segnali. Pertanto, prima di saltare a conclusioni, diviene indispensabile cercare di capire se la fase in atto è di trading oppure di trading e, solo dopo, agire di conseguenza. Cercate dunque di premettere sempre tale valutazione preliminare a qualsiasi interpretazione dei risultati del Momentum, poiché in caso contrario vi ritroverete a fare i conti con un indicatore che, seppur utile, è interpretato in maniera non corretta. Inoltre, tenete sempre in considerazione che il Momentum – contrariamente ad altri indicatori che abbiamo avuto modo di esaminare in queste settimane – non appartiene alla classe dei veri e propri oscillatori e, pertanto, non esistono dei limiti teorici superiori o inferiori, e non esistono delle fase precise di ipercomprato o di ipervenduto a cui fare riferimento.

Di qui, possiamo certamente compiere un piccolo passo in progresso e ricordare come l’utilizzo di questa tipologia di indicatore trovi un problema piuttosto ostico per tutti i trader e, soprattutto, per quei trader che non hanno tantissima esperienza con l’osservazione di questo genere di indicatori: il Momentum misura infatti una differenza in termini assoluti, e non in percentuale, e pertanto rende praticamente impossibile (o, comunque, scarsamente produttivo di significati) un qualsiasi raffronto tra i valori del Momentum relativi a titoli diversi, o ancora a valori relativi allo stesso asset, ma rilevati in periodi in cui la quotazione è sensibilmente diversa. Ma come fare per rimediare a questo problema?

Correre ai ripari è fortunatamente piuttosto semplice, visto e considerato che il vostro focus di attenzione non dovrà essere rappresentato dalla differenza di valori, bensì al rapporto tra il prezzo di chiusura alla data odierna e quello di “n” giorni precedenti. Per quanto ovvio, potete anche non assumere come riferimento i giorni, ma i periodi inferiori o superiori ai giorni, a seconda della vostra strategia di trading (se state facendo del trading intraday, la variabile “n” potrebbe essere ad esempio rappresentata dalle ore).

Utilizzando il facile espediente di cui sopra, riuscirete a misurare delle differenze in termini percentuali e non assoluti, permettendo così di utilizzare questo strumento anche con valori completamente differenti tra di loro, ma sempre produttivi di significati utili per il trader.

Il ROC

Quanto precede in conclusione del paragrafo non è altro che una breve introduzione del ROC, o Rate of Change, un oscillatore che funziona in tutto e per tutto come il Momentum, e che oscilla intorno a quota 1: i valori superiori a 1 segnalano un trend positivo nel periodo considerato, mentre i valori inferiori a 1 segnalano un trend negativo.

Considerate le forti relazioni tra il Momentum e il ROC, per omogeneità di analisi preferiamo trattare anche del ROC in questo approfondimento, definendo il Rate of Change proprio come un indicatore di Momentum che misura il cambiamento percentuale (e non in termini assoluti) del prezzo nel periodo di riferimento. il suo conteggio è abbastanza semplice, valutato che sarà sufficiente confrontare l’attuale prezzo con quello di un certo periodo antecedente (come abbiamo già visto).

Se preferite destreggiarvi con le formule, date un’occhiata qua:

Roc = ((P-Pn)/Pn)*100

laddove:

  • P è il prezzo di ultima chiusura;
  • Pn è la chiusura di n periodi indietro.

Il rapporto che viene così ottenuto viene moltiplicato nella formula per 100, al fine di far fluttuare l’indicatore intorno alla linea dello zero.

Ora, trattandosi di un indicatore di Momentum, i segnali che dovrebbero essere considerati sono i consueti. Tenete ad esempio in considerazione che il momento dell’attraversamento della linea dello zero potrebbe far scaturire un segnale di acquisto se l’indicatore supera la soglia dal basso verso l’alto o un segnale di vendita se invece l’indicatore la attraversa dall’alto verso il basso. Tenete sotto controllo anche le divergenze tra indicatore e prezzi, e ancora l’individuazione delle soglie di ipercomprato e di ipervenduto, utilizzando le soglie estreme dei valori dell’indicatore per poter valutare la presenza di possibili aree di inversione dei prezzi.

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