Analisi fondamentale e tecnica per valutare i titoli azionari

Determinare il “giusto” valore dei titoli azionari è un obiettivo ricorrente nella mente di tutti i trader. Ma in che modo poter arrivare a una congrua valutazione, la cui informativa può poi essere tradotta in comportamenti reali sul fronte del trading?

La valutazione di un titolo azionario

Iniziamo con il ricordare che, così come peraltro accade per tutte le altre attività finanziarie, anche il valore delle azioni è rappresentato dal valore attuale netto del flusso di pagamenti futuri che andrà a garantire al possessore dei titoli. Tuttavia, se fosse tutto così semplice, il nostro paragrafo sarebbe già concluso: purtroppo, a complicare il quadro c’è il non indifferente elemento valutativo che nei titoli azionari il flusso di pagamenti che ci permetterebbe di calcolare il valore degli stessi è tutt’altro che certo, visto e considerato che la società emittente non assume alcun impegno preciso nei confronti di colui che sottoscrive (acquista) le azioni, se non quello di farlo partecipare ai profitti dell’attività di impresa.

Da quanto appena ricordato ne consegue che i pagamenti futuri (ovvero, la sommatoria dei dividendi che si percepiscono periodicamente e la plusvalenza che è determinata dall’incremento del prezzo nel momento della vendita rispetto al momento dell’acquisto) dipenderanno da una lunga serie di variabili che non solo riguarderanno l’impresa, bensì anche il contesto settoriale in cui opera la stessa, e l’intera economia in genere. Un bel guaio, forse.

Da cosa dipende il prezzo di un’azione

Considerato che il nostro obiettivo è quello di generare qualche semplificazione che possa permettere anche ai trader neofiti di potersi rapportare con questo tema congruamente, cerchiamo dunque di individuare pochi elementi sui quali val la pena di concentrarsi.

Come conseguenza dell’invito di cui sopra, ricordiamo allora che il prezzo di un’azione è determinato principalmente (ma non solo!) da:

  • la prestazione recente della società;
  • le aspettative che il mercato ha sulla prestazione futura della società;
  • le prospettive di crescita del settore in cui l’impresa opera;
  • le prospettive di crescita dell’economia nazionale e globale.

A quanto sopra non è possibile, naturalmente, attribuire un peso. Ne è possibile dire quanto deve essere buona la prestazione recente della società per poter magari compensare il fatto che il settore in cui l’impresa opera andrà incontro a qualche difficoltà. Inoltre, tenete conto che la valutazione dei titoli azionari è relativa, più che assunta: si valuta pertanto non un titolo in quanto tale, bensì un titolo rispetto ad altri titoli, e rispetto a se stesso in altri periodi di tempo.

Se al termine di questa parte di introduzione sull’analisi del valore di un titolo vi sentite un po’ confusi… fate bene: effettuare la valutazione dei titoli azionari è infatti argomento estremamente complesso, e difficilmente realizzabile.

Ad ogni modo, val sicuramente la pena di provarci, ricorrendo a due criteri principali per la valutazione dei titoli azionari:

  • l’analisi fondamentale, con la quale si tenta di attribuire a ogni titolo azionario il suo giusto valore sulla base di criteri economici che sono legati alle caratteristiche e alle attività dell’impresa;
  • l’analisi tecnica, con la quale si tenga di arrivare a individuare il prezzo potenziale dell’azione analizzando l’andamento storico del titolo nel mercato.

I due metodi non si escludono l’uno con l’altro e, anzi, possono essere utilizzati congiuntamente per poter arrivare una migliore definizione della valutazione dell’azione. Vediamoli ora distintamente.

L’analisi fondamentale

Come abbiamo già avuto modo di rammentare, l’analisi fondamentale è quel tipo di analisi il cui obiettivo è stimare il prezzo dell’azione mediante il calcolo di parametri che sono in grado di descrivere la situazione contabile, la stabilità e il potenziale di crescita della società emittente, nella presunzione che tali caratteristiche saranno in grado di condizionare il prezzo del titolo.

I parametri che vengono utilizzato coerentemente nell’analisi fondamentale sono davvero numerosi. Il primo che vogliamo tuttavia illustrare è probabilmente che il più noti e diffuso, il P/E ratio (o multiplo), calcolato come il rapporto tra il prezzo corrente del titolo azionario e la ricchezza che viene creata dall’impresa che lo ha emesso, definita dagli utili netti per azione che vengono realizzati nel periodo di riferimento.

Facciamo un esempio al fine di chiarire ciò di cui parliamo. Ipotizziamo che un’azione sia scambiata a 2,61 euro, e che gli utili netti per azione nel corso dell’ultimo esercizio siano stati pari a 0,20 euro. Ne deriva che il P/E della società è di 13,05, determinato come rapporto tra 2,61 e 0,20. In altri termini, il valore di P/E sopra calcolato significa che chi acquista il titolo paga 13,05 euro per ogni euro di utili che l’impresa ha realizzato nel corso dell’ultimo periodo. Ma come valutare questo numero? È buono o è cattivo?

Come già ribadito, non è possibile esprimere un giudizio sulla bontà – o meno – del dato, se non la si confronta con altre società o con la stessa società in altri periodi di tempo. Pertanto, in linea di massima e in termini di confronto, si può certamente affermare che il titolo con P/E di 13,05 è sicuramente più attraente di un P/E di 25 e meno di un P/E di 8. Non è però così semplice: nell’effettuare il confronto bisognerebbe infatti assumere in considerazione titoli di imprese simili, che magari operano nello stesso settore e negli stessi mercati.

A questo punto, un trader neofita ma attento potrebbe sollevare una questione ben seria: se prima abbiamo ricordato che il valore di un titolo azionario è influenzato dala sua capacità di generare pagamenti futuri, quanta importanza potrebbe avere un indice che invece si basa su valori storici?

L’obiezione non è affatto campata per aria, tanto che spesso insieme al P/E si considera pure il forward P/E che, come intuibile dallo stesso nome dell’indicatore, è il rapporto fra il prezzo di un titolo e una stima degli utili netti per azione attesi. Trattandosi di un elemento previsionale ha sicuramente meno attendibilità e precisione di un dato conseguito e consolidato, ma può certamente aiutare nel completare una buona analisi sulla capacità di generazione di utili di una società.

Sempre in merito agli indicatori che utilizzano il prezzo dell’azione come elemento di relazione, possiamo certamente ricordare come l’analisi fondamentale si basi anche su altri parametri, come ad esempio il PEG (Price / Earnings Growth), un indicatore che misura la crescita degli utili per azione in proporzione al prezzo del titolo. Ne deriva che quanto più elevato è il valore dell’indicatore PEG, quanto più appetibile sarà l’investimento (naturalmente, sempre a parità di condizioni).

Altro parametro di rilievo è il P/S (Price / Sales), che misura il rapporto fra il prezzo del titolo e il fatturato per azione, realizzato dalla società. In altre parole, l’indicatore manifesta quanto si paga per poter acquistare un euro di fatturato dell’impresa: si tratta pertanto di un indicatore che opta per un approccio più “commerciale” (e da parte “alta” di conto economico), e che secondo alcuni analisti sarebbe più affidabile del P/E, visto e considerato che i dati del fatturato sono molto meno manipolabili dell’utile netto.

Ancora, un altro indicatore utile per poter arricchire di valutazioni la propria analisi fondamentale è rappresentato dal Price / Book Value, che mette in relazione il prezzo del titolo con la quota di patrimonio netto, ascrivibile alla singola azione. A parità di altre condizioni, più basso è il rapporto e più conveniente è il titolo.

Tra gli altri elementi di analisi fondamentale che sono spesso assunti in considerazione dall’analisi, sottolineiamo ancora i dividendi, gli indicatori di efficienza, le scorte, l’indebitamento di breve e lungo termine, i margini operativi e netti, e così via. Torneremo su ciascuno dei presenti indicatori nel corso delle prossime settimane.

L’analisi tecnica

Archiviata una introduzione all’analisi fondamentale, passiamo a occuparci dell’altro ramo principale, l’analisi tecnica. Con una piccola premessa: i più fervidi sostenitori dell’analisi fondamentale e i più critici dell’analisi tecnica, sostengono che la seconda sarebbe molto più semplice da gestire rispetto alle “fatiche” che si fanno con l’analisi fondamentale.

Al di là degli schieramenti di parte, quel che possiamo già ricordare è che l’analisi tecnica effettivamente “semplifica” non poco le interpretazioni degli analisti, visto e considerato che non si preoccupa del perché il prezzo di un titolo cambia nel corso del tempo, ma solamente di “come” cambia nel tempo, cercando di individuare caratteristiche costanti e periodiche delle sue oscillazioni.

Il perché è abbastanza semplice. Secondo i sostenitori dell’analisi tecnica, infatti, i prezzi delle azioni manifestano dei trend identificabili, garantendo la possibilità di realizzare dei profitti acquistando o vendendo titoli azionari sulla base della tendenza che manifestano nel mercato. Un altro noto principio degli analisti tecnici è inoltre che la storia si ripete: pertanto, è possibile prevedere la tendenza di un titolo o di un settore semplicemente guardando al passato, e valutando in che modo il titolo o il settore si sono comportanti in corrispondenza di alcuni determinati eventi.

Il fatto che l’analisi tecnica semplifichi in questo modo le osservazioni, non sta certamente a significare che non richieda degli sforzi analitici piuttosto importanti, tanto che generalmente ci si aiuta con strumenti quantitativi che possano permettere una migliore individuazione dei “protagonisti” di questa parte dell’approfondimento, le tendenze di mercato.

Rammentato quanto precede, non possiamo che concludere il nostro breve focus ricordandovi ancora una volta che l’analisi fondamentale non esclude l’analisi tecnica, e viceversa. Pertanto, potete ben utilizzare i due rami analitici anche insieme, o riservare – come fanno molti trader – l’analisi tecnica all’individuazione dei trend di breve periodo, e l’analisi fondamentale all’individuazione dei trend di lungo periodo, ottenendo così una visione sinergica di insieme.

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